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Tre scatti per il terzo flyby di BepiColombo

“Il nostro team che gestisce le operazioni di volo di BepiColombo conferma che ieri sera il flyby di Mercurio è andato come previsto”.  Quando il team della missione BepiColombo ha twittato questo messaggio erano le 8 e 23 di ieri, martedì 20 giugno, il day after del terzo dei sei sorvoli di Mercurio necessari alla sonda Esa/Jaxa per aggiustare la sua traiettoria e inserirsi, entro dicembre 2025, nell’orbita del pianeta. Il tweet continua così: “Ora aspettiamo di vedere le immagini e i dati raccolti dai nostri strumenti”.

Non passa molto e alle 18 e 02 dello stesso giorno arriva quanto promesso: un trio di spettacolari immagini del flyby – le prime di decine di immagini che la sonda ha scattato – che ci permettono di dare uno sguardo più da vicino al pianeta, mostrandoci numerose caratteristiche geologiche uniche.

La minima distanza di BepiColombo dal pianeta, circa 236 km, è stata raggiunta alle 21 e 34 ora italiana di lunedì 19 giugno. L’incontro è avvenuto con il lato non illuminato del pianeta, ma pochi minuti dopo, 12 per l’esattezza, alcune caratteristiche del pianeta iniziano ad apparire dall’ombra oltre il terminatore – la linea immaginaria che separa il lato diurno da quello notturno d’un pianeta. A questo punto la sonda si trova a circa 1.800 km dalla superficie. Passa ancora qualche minuto e la sonda – a questo punto lontana 2.536 km – ha davanti a sé il pianeta illuminato in maniera ottimale per scattare delle foto ricordo di questa avventura. A farle è la M-Cam 3 – una delle tre camere di monitoraggio di cui è dotata la sonda.

La prima immagine ottenuta la vedete qui a fianco. Nell’angolo alto a sinistra si nota la parte posteriore dell’antenna ad alto guadagno del Mercury Planetary Orbiter (Mpo) dell’Esa, una delle due sonde – l’altra è il Mercury Magnetospheric Orbiter (Mmo) della Jaxa – della missione. In alto a destra si vede invece uno scorcio della superficie ampiamente craterizzata di Mercurio, con in risalto alcune caratteristiche geologiche interessanti.

Una di queste caratteristiche – visibile appena sotto e a destra dell’antenna – è un cratere da impatto largo 218 km, al quale il 13 giugno scorso il Working Group for Planetary System Nomenclature dell’Unione astronomica internazionale ha assegnato il nome di cratere Manley, in onore dell’artista giamaicana Edna Manley. La natura del materiale scuro presente in questo e altri crateri sarà studiata da BepiColombo una volta che sarà entrato nell’orbita di Mercurio, cercando di misurare il contenuto di carbonio e altri minerali al fine di saperne di più sulla storia geologica del pianeta.

Poco sopra e a sinistra del cratere è visibile un’altra caratteristica della superficie, una delle più alte e lunghe scarpate che siano mai state osservate: Beagle Rupes. Scoperta nel 2008 dalla missione Messenger della Nasa durante il suo primo sorvolo, la struttura geologica – il risultato di una faglia inversa – è lunga circa 600 km e attraversa un caratteristico cratere dalla forma allungata chiamato cratere Sveinsdóttir. L’immagine permette di cogliere a pieno la complessità della topografia di questa regione, con ombre accentuate in prossimità del terminatore che danno un’idea delle altezze e delle profondità delle varie caratteristiche.

«Questa è una regione incredibile per studiare la storia della tettonica di Mercurio», sottolinea Valentina Galluzzi, geologa planetaria all’Inaf Iaps di Roma, nel team dello strumento Simbio-Sys a bordo della missione. «La complessa interazione tra queste scarpate ci mostra che quando il pianeta si è raffreddato e si è contratto ha causato lo scivolamento e lo slittamento della crosta superficiale, creando una varietà di caratteristiche curiose che studieremo più in dettaglio una volta in orbita».

Ma non è finita. L’immagine ci mostra infatti altre strutture, come il cratere Lange, così chiamato in onore della fotografa americana Dorothea Lange, e il cratere Izquierdo, un bacino d’impatto di dimensioni modeste che deve il nome alla pittrice messicana María Izquierdo. L’ultima caratteristica degna di nota è rappresentata dal cratere Raditladi. Si tratta di un cratere largo 260 chilometri, relativamente giovane, a proposito del quale gli scienziati si chiedono come si sia formata la materia fusa di cui è fatto: dall’impatto di corpi celesti o da successive eruzioni vulcaniche separate nel tempo geologico dall’impatto. I dati raccolti da BepiColombo quando sarà in orbita attorno a Mercurio saranno fondamentali per risolvere questo mistero.

Questa che vedete qui accanto è invece la seconda immagine del flyby, catturata da BepiColombo quando la navicella si trovava a poco più di 4000 km dalla superficie del pianeta. Come la prima, è stata scattata dalla M-Cam del Mercury Transfer Module, e mostra anch’essa l’antica superficie fortemente craterizzata del pianeta. Ma in questo caso la visuale più ampia permette di scorgere un altro particolare della superficie: il cratere Eminescu, un cratere del tipo peak ring (cioè con un picco centrale) largo 125 km formatosi circa un miliardo di anni fa.

L’ultima immagine della triade è una sorta di “abbraccio” a Mercurio, con la sonda che sembra avvolgere il pianeta. Quando è stata scattata, alle 22 e 29 del 19 giugno, la sonda si trovava a 11.780 km.

«Le immagini catturate durante questo sorvolo, le migliori fatte dalle M-Cam finora, gettano le basi per un’entusiasmante missione», dice Jack Wright, scienziato planetario dell’Esa e membro dell’M-Cam imaging team di BepiColombo. «Con la dotazione completa di strumenti scientifici studieremo il suo nucleo, i processi superficiali, il suo campo magnetico e l’esosfera, per comprendere meglio l’origine e l’evoluzione del pianeta del Sistema solare più vicino alla sua stella madre.

Oltre a scattare immagini, durante questo sorvolo la sonda BepiColombo ha condotto anche diverse operazioni scientifiche. Con 13 su 16 strumenti accesi e operativi, la sonda ha “scansionato” l’ambiente che lo circonda da luoghi normalmente non accessibili durante una missione orbitale.

Il prossimo sorvolo di Mercurio da parte BepiColombo è in programma per il 5 settembre 2024. Fino ad allora il team di controllo missione avrà un gran da fare. La missione, infatti, entrerà a breve in una parte molto impegnativa del suo viaggio, durante la quale aumenterà gradualmente l’uso della propulsione elettrica per contrastare l’enorme attrazione gravitazionale del Sole che la accelera verso di esso.

 

Fonte: Media INAF

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