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Settecentomila buchi neri nel cielo di eRosita

È stato reso pubblico mercoledì scorso, ed è il più grande catalogo di sorgenti cosmiche a raggi X mai prodotto. Contiene oltre 900mila sorgenti individuali così suddivise: 710mila buchi neri supermassicci, 180mila stelle della nostra galassia, 12mila ammassi di galassie e, infine, un piccolo numero di altre classi di sorgenti esotiche – come stelle binarie che emettono raggi X, resti di supernove, pulsar e altri oggetti.

A mettere insieme questo tesoro senza precedenti per l’astrofisica delle alte energie è stato il consorzio tedesco del telescopio per raggi X eRositalanciato il 13 luglio 2019 a bordo del satellite russo-tedesco Spektr-RG. Ed è proprio alla natura di questo consorzio che è dovuta una particolarità di questo catalogo: presenta solo metà del cielo. Un’immagine a raggi X di metà dell’universo, è infatti il titolo dell’annuncio sul sito del Max-Planck-Institut für Extraterrestrische Physik tedesco. Questo perché, sin dall’inizio, era previsto che lo sfruttamento scientifico dei dati della survey all-sky di eRosita fosse condiviso equamente tra il consorzio tedesco e quello russo. Sono dunque stati definiti due emisferi del cielo, sui quali ogni team ha diritti unici di sfruttamento dei dati scientifici. La cooperazione con la Russia ha però subito una pesante battuta d’arresto a seguito della guerra con l’Ucraina, al punto che nel febbraio 2022 eRosita è stato messo in safe-mode e da allora la campagna scientifica è interrotta.

Un’interruzione le cui ricadute non riguardano, però, questa prima release di dati (chiamata eRass1, acronimo per first eRosita All-Sky Survey Catalogue), essendo relativa allo scan del cielo eseguito dal 12 dicembre 2019 all’11 giugno 2020. Sei mesi – tanto dura ciascuno degli all-sky scan di eRosita – durante i quali il telescopio ha rilevato, nell’intervallo di energia al quale è più sensibile (0.2-2 keV), ben 170 milioni di fotoni X: una cifra record.

«Per l’astronomia a raggi X si tratta di numeri da capogiro», dice riferendosi alle oltre 900mila sorgenti il principal investigator di eRosita, l’italiano Andrea Merloni del Max Planck, primo autore del paper – pubblicato questa settimana su Astronomy & Astrophysics – sul catalogo di eRass1. «Abbiamo rilevato più sorgenti noi in sei mesi di quanto abbiano fatto le grandi missioni Xmm-Newton e Chandra in quasi 25 anni di attività». E non esagera: nei soli primi sei mesi di osservazione eRosita ha scoperto più sorgenti di raggi X di quante ne fossero state individuate nei precedenti 60 anni di storia dell’astronomia X. Tutti dati ora disposizione della comunità scientifica mondiale.

In concomitanza con il rilascio dei dati, il consorzio tedesco eRosita ha presentato anche una cinquantina di nuovi articoli scientifici a riviste specializzate, che si aggiungono agli oltre 200 già pubblicati dal team prima del rilascio dei dati. La maggior parte dei nuovi articoli è stata pubblicata questa settimana. Articoli che riportano scoperte rese possibili dal nuovo catalogo, fra le quali quella di oltre mille superammassi di galassie, quella di un gigantesco filamento di gas warm-hot incontaminato che si estende tra due ammassi di galassie e, infine, quella di due nuovi buchi neri a emissione quasi-periodica. E ancora, studi sul modo in cui l’irraggiamento X da una stella può influenzare l’atmosfera e la capacità di trattenere acqua nei pianeti che le orbitano attorno, nonché analisi statistiche sui buchi neri supermassicci “tremolanti”.

«La portata e l’impatto scientifico  di questa survey sono davvero travolgenti, è difficile descriverlo in poche parole. Ma gli articoli pubblicati dal nostro team parleranno da soli», conclude un’altra scienziata italiana del team, Mara Salvato del Max Planck, inserita da Forbes fra le 100 donne di successo del 2023, e che in qualità di portavoce del consorzio tedesco eRosita coordina gli sforzi di circa 250 scienziati, fra i quali anche Gabriele Ponti dell’Inaf di Brera e gli associati Inaf Marcella Brusa, Blessing Musiimenta e Thomas Pasini.

Terminata la survey eRass1, eRosita ha continuato a scansionare il cielo fino a quando non è stato messo in safe-mode, completando così altri all-sky scan i cui dati saranno resi pubblici nei prossimi anni.

 

Fonte: Media INAF

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