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Nane ultrafredde in un sistema binario strettissimo

Siamo abituati a pensare, quando parliamo di astronomia, che tempi e spazi siano da misurare con unità distanti dalla nostra percezione, talvolta persino difficili da immaginare. Distanze espresse già in milioni di chilometri quando parliamo del nostro vicinato, ma più in generale in decine, migliaia e persino miliardi di anni luce, e tempi che non scendono quasi mai al di sotto delle decine di migliaia di anni. A meno che non stiamo considerando eventi astrofisici eccezionali, o sistemi stellari particolari. Per questo quando i ricercatori si sono trovati di fronte a una serie di spettri raccolti da un sistema binario di stelle le cui righe cambiavano nell’arco di minuti, praticamente in tempo reale, sono rimasti stupiti. Stavano osservando LP413-53AB, un sistema binario di nane ultrafredde talmente vicine da completare una rivoluzione in appena 17 ore. Un sistema unico nel suo genere, ad oggi, su cui nei giorni scorsi è stato pubblicato un articolo su ApJ Letters.

Di stelle nane ultrafredde è pieno il nostro vicinato cosmico. Secondo le statistiche, circa il 15 per cento delle stelle più prossime al Sole rientrerebbe in questa categoria. Sono nane perché sono poco massicce, e sono fredde perché la fusione dell’idrogeno al loro interno – diversamente da altre stelle con massa simile – procede più lentamente, cosa che mantiene la loro temperatura sotto i 2700 gradi kelvin alla superficie (per confronto, quella del Sole è circa 5700 K) e consente loro di vivere molto a lungo. Molte stelle di questa categoria si trovano in coppia, secondo la teoria, ma finora tutte quelle che sono state trovate – non molte, perché il fatto di essere poco luminose le rende anche poco visibili – avevano periodi di rivoluzione molto lunghi, dell’ordine di anni. Per ricostruire la dinamica del sistema, infatti, solitamente gli spettri vengono raccolti nell’arco di mesi. Dopo aver notato l’esistenza del sistema binario nei dati d’archivio, quindi, gli autori hanno organizzato le osservazioni come di consueto. Gli spettri di LP413-53AB sono stati raccolti con i telescopi Keck alle Hawaii cinque volte in poco meno di un anno: a marzo 2022, poi a luglio, ottobre, dicembre e infine gennaio 2023. La differenza con gli altri sistemi, però, è stata da subito lampante. «Mentre stavamo effettuando queste misurazioni, riuscivamo a vedere le cose cambiare nell’arco di un paio di minuti di osservazione», racconta Adam Burgasser, professore all’Università di San Diego, in California, e coautore dello studio.

Prima d’ora, solo altri tre sistemi binari composti da nane ultrafredde a breve periodo erano stati individuati, ed erano tutti relativamente giovani – con un’età al massimo di 40 milioni di anni. Si stima, invece, che LP 413-53AB abbia miliardi di anni – un’età simile a quella del Sole – ma con un periodo orbitale che è almeno tre volte più breve di tutte le binarie nane ultrafredde scoperte finora, e una distanza che separa le due stelle pari all’1 per cento della distanza che separa la Terra dal Sole.

Non è chiaro come un simile sistema possa essersi formato, ma i ricercatori pensano che le due stelle siano migrate così vicine durante la loro evoluzione, probabilmente dopo aver espulso una terza compagna. Scoprirlo potrebbe essere davvero importante, perché queste stelle sono luoghi perfetti dove trovare pianeti rocciosi simili alla Terra. Basta pensare al sistema Trappist-1, formato appunto da una nana ultrafredda e ben sette pianeti simili alla Terra che le orbitano attorno. Considerando la temperatura superficiale di queste stelle, poi, trovare pianeti rocciosi a una distanza dalla stella che consenta di avere acqua allo stato liquido sarebbe anche più semplice, perché la zona abitabile dovrebbe trovarsi abbastanza vicino alla stella e, di conseguenza, i pianeti essere più facilmente rilevabili dagli strumenti.

Ma c’è un però, a conclusione di questa possibilità. «Queste nane ultrafredde sono vicine al nostro Sole», spiega infatti Chih-Chun “Dino” Hsu, ricercatore postdoc al Center for Interdisciplinary Exploration and Research in Astrophysics dell’Università di Northwestern, in Illinois, e primo autore dello studio. «Per identificare ospiti potenzialmente abitabili, è utile iniziare dai nostri vicini. Ma se le binarie strette sono comuni tra le nane ultrafredde, è possibile che si trovino pochi mondi abitabili».

 

Fonte: Media INAF

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