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Dall’asteroide alla palla di neve

Secondo la teoria della Terra a palla di neve, in epoche molto remote il nostro pianeta avrebbe attraversato periodi di glaciazione su scala globale che rappresentano i cambiamenti climatici più marcati della storia della Terra. Riguardo questa teoria – ancora molto discussa tra gli scienziati – ha preso posizione un gruppo di ricerca dell’Università di Yale in collaborazione con le università di Chicago e Vienna, in uno studio pubblicato recentemente su Science Advances.

È noto fin dagli anni ’60 che se la Terra a un certo punto fosse diventata sufficientemente fredda, l’alta riflettività della neve e del ghiaccio avrebbe potuto creare un ciclo di feedback ghiaccio-albedo che avrebbe creato ancora più ghiaccio marino e un ulteriore abbassamento delle temperature, fino a causare una glaciazione completa del pianeta. Queste condizioni si sono verificate almeno due volte durante l’era Neoproterozoica della Terra, da 720 a 635 milioni di anni fa. Tuttavia, a oggi non è chiaro cosa abbia dato inizio a questi periodi di freddo globale, noti come eventi della “Terra a palla di neve”. La maggior parte delle teorie si è concentrata sull’idea che i gas serra nell’atmosfera siano in qualche modo diminuiti a tal punto da dare inizio a un profondo inverno (la fase “palla di neve”, appunto).

«E se fosse stato un impatto extraterrestre ad avere causato queste transizioni climatiche in modo molto brusco?» si chiede Minmin Fu dell’Università di Yale, primo autore dello studio. Secondo l’ipotesi sostenuta dal suo gruppo di ricerca, l’impatto di un asteroide di dimensioni paragonabili a Chicxulub potrebbe essere stato in grado di indurre un abbassamento drastico delle temperature innescando quindi una glaciazione globale a causa dell’effetto feedback.

Per dimostrare questa tesi, i ricercatori hanno utilizzato un sofisticato modello climatico che simula sia la circolazione atmosferica e oceanica, sia la formazione del ghiaccio marino in diverse condizioni. Il modello è stato applicato alle conseguenze di un ipotetico impatto in quattro distinti periodi: preindustriale (150 anni fa), Ultimo massimo glaciale (21mila anni fa), Cretaceo (145 – 66 milioni di anni fa) e Neoproterozoico (1 miliardo – 542 milioni di anni fa). Per due degli scenari climatici più caldi (nel Cretaceo e nell’era preindustriale), un bombardamento di asteroidi in grado di innescare una glaciazione globale è ritenuto improbabile ma nell’Ultimo massimo glaciale e nel Neoproterozoico, in cui la temperatura terrestre poteva essere già abbastanza fredda da essere considerata un’era glaciale, l’impatto di un asteroide avrebbe potuto far precipitare la Terra in uno stato di “palla di neve”.

«Ciò che mi ha sorpreso di più dei nostri risultati è che, date le condizioni climatiche iniziali sufficientemente fredde, uno stato “a palla di neve” dopo l’impatto di un asteroide possa svilupparsi nel giro di un solo decennio», dichiara Alexey Fedorov dell’Università di Yale, coautore dell’articolo. «In quella fase, lo spessore del ghiaccio marino all’equatore potrebbe essere di circa dieci metri, da confrontare con uno spessore di ghiaccio marino tipico di uno o tre metri nell’Artico moderno».

Poiché il modello climatico utilizzato nello studio è lo stesso che viene utilizzato per prevedere gli scenari climatici futuri, verrebbe da chiedersi quale sia la possibilità di un periodo di “Terra a palla di neve” indotto da un asteroide negli anni a venire. Per i ricercatori si tratta di un evento molto improbabile – anche a causa del riscaldamento del pianeta causato dall’uomo – ma indubbiamente analoghi impatti potrebbero essere altrettanto devastanti.

 

Fonte: Media INAF

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