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Bagliori autunnali sugli anelli di Saturno

Quando su Saturno cala l’autunno, strane chiazze fanno la loro comparsa sugli anelli. È l’inizio di quella che gli astronomi chiamano la spoke season, la “stagione dei raggi”, anche se la forma di questi “raggi” è molto variabile e – a seconda del punto di vista – possano apparire come bagliori o come ombre. Osservati per la prima volta negli anni Ottanta dalle sonde della missione Voyager della Nasa, sono a tutt’oggi fenomeni piuttosto enigmatici: quale ne sia la causa non è chiaro, così come rimane incerta la loro natura stagionale.

C’è però un indiziato principale: il campo magnetico. Quando il vento solare inonda di particelle elettricamente cariche i campi magnetici dei pianeti, dall’interazione che ne consegue si producono fenomeni come – qui sulla Terra – le aurore boreali e australi. Nel caso di Saturno, le particelle di ghiaccio degli anelli potrebbero diventare a loro volta cariche, e le più piccole potrebbero così staccarsi – per levitazione – un po’ al di sopra degli anelli stessi.

Poiché l’asse di rotazione di Saturno, come quello della Terra, è inclinato, anche sul pianeta degli anelli si alternano quattro stagioni. L’avvicendarsi è molto lento: l’ampiezza dell’orbita di rivoluzione attorno al Sole è infatti tale che ogni stagione dura oltre sette anni terrestri. Ma la configurazione dell’equinozio è comunque la stessa, e nel caso di Saturno, quando si presenta, gli anelli risultano disposti perfettamente di taglio rispetto al Sole. Ed è proprio a ridosso dell’equinozio che gli spokes – assenti in corrispondenza dei solstizi – fanno la loro comparsa. Man mano che per Saturno si avvicina il periodo dell’equinozio autunnale – il prossimo si verificherà il 6 maggio 2025 – questi bagliori dovrebbero dunque farsi via via più evidenti.

Durante dell’ultimo equinozio, quello del 2009, c’era in orbita attorno al pianeta la sonda Cassini, che ne ha approfittato per raccogliere dati sul fenomeno. Per il prossimo si sta già preparando il telescopio spaziale Hubble, con un programma osservativo – Outer Planet Atmospheres Legacy (Opal) – dedicato alla realizzazione di un archivio di dati sui pianeti del Sistema solare esterno finalizzato a comprendere le dinamiche atmosferiche e l’evoluzione in giganti gassosi. L’immagine che vedete in apertura, con le due chiazze ombrose sull’anello B, rappresentano un primo assaggio di quello che Hubble riuscirà a vedere.

«Nel corso di questa stagione avremo più tempo rispetto al passato per studiare i raggi di Saturno», dice la scienziata a capo del programma, Amy Simon, astronoma della Nasa. E sarà anche l’occasione per capire se si tratta di un fenomeno che si verifica o meno anche attorno ad altri corpi del Sistema solare. «È un affascinante gioco di prestigio della Natura che vediamo solo su Saturno – almeno fino ad ora».

 

Fonte: Media INAF

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