La luna rossa

Il giorno 21 febbraio 2008 si è verificato un interessate fenomeno astronomico dalla suggestiva bellezza che riveste da sempre un fascino particolare: si tratta dell’Eclisse di Luna. Tale evento è più familiarmente chiamato Luna Rossa in quanto il nostro satellite presenta nella sua fase di oscuramento totale un colore rossiccio. Anticamente questo fenomeno era considerato un evento funesto in quanto tale colorazione ricordava fortemente quella del sangue.

L’evento che è avvenuto poteva essere tranquillamente osservato da chiunque dato che il nostro satellite era ben visibile alto nel cielo e soprattutto il cielo era alquanto limpido. Tuttavia il fenomeno è stato osservato solo dai più temerari, da quegli irriducibili amanti del cielo che per non perdersi questa magnifica visione hanno sfidato i rigidi freddi dell’inverno e soprattutto la notte. Infatti, il culmine del fenomeno si è avuto da circa le 4 alle 5 di notte. Dunque per molti un orario alquanto proibitivo. Ma non per tutti…

All’interno del corso “Conoscere le stelle”, che si svolge ormai da una decina d’anni presso il Liceo “Russell” di Cles, è stata programmata l’osservazione di tale fenomeno celeste. L’appuntamento per l’evento è stato fissato alle due di notte a Revò. Sotto la guida dei professori Christian Stringari e Fulvio Fugatti ed un esperto esterno (il sottoscritto), si sono ritrovati una quindicina di ragazzi. Un bel gruppo di persone accumunati tutti da una stessa passione per il cielo stellato.

A disposizione un parco di telescopi e strumentazione davvero all’avanguardia. Puntati sulla luna vi erano infatti quattro telescopi, il più grande con un’apertura di 30 centimetri. Ad uno di essi era stata applicata una sorta di videocamera con la quale si proiettavano le immagini catturate dal telescopio su di un telo. Dell’evento sono state fatte anche numerose fotografie con strumenti alquanto sofisticati. Si è rilevata un’esperienza didattica dai forti contenuti professionali. L’osservazione si è poi conclusa alle cinque di notte.

La serata, iniziata con la fase di luna piena, per poi passare a quella di parzialità ed infine alla totalità è stata un successo. Insomma, un evento davvero eccezionale, un vero peccato non averlo potuto osservare soprattutto considerando che la prossima Eclisse di Luna la si vedrà solo alla fine del 2010.

Un'eclisse totale di Luna è un fenomeno che si verifica quando il disco del nostro satellite naturale si oscura del tutto perché passa attraverso la lunga ombra proiettata dalla Terra nello spazio. Affinché ciò accada ci deve essere un allineamento fra il Sole, la Terra e la Luna, situazione che corrisponde alla fase di Luna Piena. Tale allineamento è la condizione perché si verifichi un'eclisse di Luna, con l'ingresso del nostro satellite naturale nei coni di penombra e di ombra. È opportuno sottolineare il fatto che la Terra, illuminata dal Sole da un lato, proietta nello spazio, sul lato opposto, sia un cono d'ombra sia un cono di penombra. La Luna, quando si realizzano le condizioni per l'eclisse, diventa come uno schermo che intercetta questi due coni.

Se un ipotetico astronauta lunare si trovasse nelle regioni della Luna coperte dal cono d'ombra, sperimenterebbe una condizione di oscurità, ma non completa. Infatti, non vedrebbe affatto il Sole, in quanto interamente coperto dal disco della Terra. Tuttavia vedrebbe attorno al nostro pianeta un'aureola di luce provocata dal riverbero dei raggi solari da parte dell'atmosfera, il che basterebbe a garantirgli un chiarore crepuscolare.

Se le orbite percorse dalla Terra e dalla Luna fossero esattamente complanari, si verificherebbe un'eclisse di Luna al mese, cioè a ogni Luna Piena. Poiché i piani delle orbite della Terra e della Luna sono inclinati di circa cinque gradi, le eclissi di Luna si verificano quando la Luna, al plenilunio, si viene a trovare in uno dei due Nodi della sua orbita, cioè in uno dei due punti in cui l'orbita della Luna interseca quella della Terra. A causa di queste limitazioni, il numero delle eclissi di luna che si può verificare nel corso di un anno varia da nessuna a tre. In un secolo, in media, se contano 140.

Cieli sereni a tutti!

 

NOS Magazine numero 2 del 2008

Astronomia alla Scuola Materna di Cles

Quand’è che una persona guarda per la prima volta con meraviglia il cielo stellato? Quand’è che si pongono le prime domande sulla vastità del cielo? A mio personale giudizio, penso da bambini, quando ancora si resta meravigliati ed incuriositi di fronte a queste fiammelle di luce che “penetrano” l’oscurità del cielo. Però è molto più difficile poter giudicare e ricordare quando l’astronomia è entrata nella vita di ognuno di noi. Tuttavia, se chiedete ad un gruppo di bambini della Scuola dell’Infanzia “Casa del Sole” di Cles quando l’astronomia è entrata nelle loro vite, vi risponderanno in coro “all’asilo!”

Tale progetto è nato sotto la spinta propulsiva di due maestre della Scuola, Francesca Vasile ed Alessia Bergamo, con il consenso della coordinatrice, dott.ssa Laura Bertoldi. Inizialmente il tutto era nato quasi come un gioco. Sembrava che fosse la solita richiesta che sarebbe rimasta lì inespressa e invece si è concretizzata con successo. Il percorso didattico era stato affidato a Christian Stringari e a Mario Sandri (lo scrivente) e consisteva in due semplici lezioni di un’ora ciascuno.

Spiegare l’astronomia a bambini così piccoli è molto diverso che farlo a ragazzi più grandi in quanto le strategie da adottare sono molto diverse e il tutto necessita di una forte partecipazione da parte degli stessi. Questi sono stati i problemi che ci siamo posti, come tanti altri inerenti alle metodologie didattiche. Ma in nostro aiuto è giunta l’esperienza delle maestre della Scuola Materna che sono molto più abituate di noi a rapportarsi con questi giovanissimi studenti.

Ricordo ancora il primo incontro. Accompagnati dalle maestre Alessia e Francesca si sono radunati nella palestra una trentina di bambini. Il loro sguardo era timoroso e al contempo incuriosito dalla presenza di due estranei che entravano nel “loro mondo”. Dopo esserci presentati come “maestri dei bambini grandi”, abbiamo mostrato la foto della loro scuola vista dal satellite e poi quella della Valle di Non, del Trentino, dell’Italia, dell’Europa e del Mondo. Ad ogni immagine avevamo un coro di voci che ci spiegavano le foto che vedevamo. L’atmosfera si stava facendo più rilassata e sui volti dei bambini cominciavano ad apparire sorrisi tipici della loro età.

Successivamente, la spiegazione doveva necessariamente abbandonare il pianeta Terra, la nostra casa, per avventurarci inizialmente nel Sistema Solare. Il primo compito è stato quello di far imparare il nome di tutti i pianeti, da quello più vicino al Sole, a quello più lontano, includendo nella nostra lista anche Plutone, anche se ormai è stato declassato a corpo minore.

A questo punto abbiamo iniziato con il primo dei nostri giochi. Il luogo deputato a questa lezione era la palestra dell’istituto. Per terra avevamo attaccato 9 corde, una per ogni pianeta, in modo da simulare le orbite planetarie. A turno è stato scelto un bambino per rappresentare un pianeta. A ognuno di essi è stata consegnata una corona con l’immagine del pianeta che stava rappresentando. Partendo dal centro col nostro Sole, si è passati a Mercurio e a tutti gli altri. Ognuno si doveva muovere sulla propria orbita, come i pianeti fanno nella realtà. In questa “giostra” è stata inserita anche la Luna, che aveva il compito di ruotare intorno alla Terra, cosa assai difficile nella realtà delle cose. Si è ovviato ad una Terra e una Luna che percorrevano il loro moto di rivoluzione “a braccetto”. Il primo gioco così si era concluso. Però non ancora le sorprese…

In un attimo di pausa, tra un gioco e l’altro, è stato fatto l’esperimento di insegnare qualcosa di più riguardo alle stelle. Come sono fatte, che colore hanno e, soprattutto, cosa rappresenta il colore per una stella. Non è semplice spiegare a un bambino che le stelle hanno colori diversi perché hanno temperature diverse. Il concetto di qualcosa che scotta però è conosciuto da tutti. Sono ormai abituati a vedere fiamme di colore diverso, quella del gas di casa, tipicamente azzurrina, oppure quella di una candela o di un fuoco, molto più gialla e rossa. E su aspetti tipici della loro vita è stato possibile effettuare una piccola lezione sui misteri delle stelle.

Il secondo e ultimo gioco della giornata prevedeva da parte dei bambini di disegnare le costellazioni zodiacali. Le maestre avevano preparato su dei cartelloni le stelle che facevano parte di alcune famose e luminose costellazioni del cielo. I bambini venivano invitati a partecipare due alla volta: ad uno veniva data un’immagine con le stelle della costellazione unite da quelle ormai note linee immaginarie; l’altro, sotto la supervisione degli insegnanti, doveva unire le stelle sul cartellone. Una volta finito questo processo, il foglio veniva appeso e sotto di esso si sedevano i due “pittori”.

Terminato il gioco, terminata la lezione. E quale modo migliore se non con una canzone. Al ritmo di “Nove pianeti, mille segreti” bambini e maestri hanno formato un grande cerchio e ballato e cantato assieme.

Il secondo incontro è stato altrettanto entusiasmante. Ormai per i bambini eravamo diventati i “signori delle stelle”. L’attività è stata altrettanto intensa e ricca di innumerevoli soddisfazioni. L’incontro è iniziato con un momento teorico, ma comunque molto piacevole per i bambini. Abbiamo mostrato loro numerose immagini: dalla cagnolina Laika, il primo essere vivente lanciato nello spazio, ai vari oggetti del cielo che compongono l’universo (pianeti, satelliti, stelle, nebulose, galassie, etc.). I bambini hanno dimostrato molto interesse intervenendo con piacere quando interpellati e ponendo varie domande.

Il tutto è stato concentrato sulla ripresa dei concetti che erano stati visti nella lezione precedente. Il punto cruciale era capire cosa sono le costellazioni e come riconoscerle. È vero che le avevano disegnate, ma questo non era sufficiente. Era questo un gesto meccanico, che in qualche maniera non li soddisfaceva pienamente. I bambini di questa età hanno bisogno di toccare con mano quello che fanno.

Qual è il modo migliore di ovviare a questo problema se non farli partecipi in prima persona della vita del cielo. Con in testa, questa volta, una corona con impressa una stella di diversi colori, sono stati loro a interpretare le stelle del cielo. Si sono disposti secondo gli allineamenti tipici per rappresentare le costellazioni. E gli amici ad ammirarli estasiati. Il gioco è risultato di grande impatto sui bambini.

E la giornata come poteva concludersi in maniera diversa se non con un girotondo con le note di “Nove pianeti, mille segreti”, divenuta ormai sigla ufficiale dell’evento. I bambini felici si sono allontanati per la loro merenda e noi… …dietro loro per una meritata tazza di te. Un caloroso saluto da parte di tutti loro ai “signori delle stelle”, e via, ognuno alla ricerca della propria stella.

L’interesse che hanno dimostrato i bambini per questo argomento è stato recepito anche dai genitori, che, nell’allestire il presepe, hanno voluto renderlo un po’ più “spaziale”, ricostruendo il sistema solare nel cielo sopra la capanna.

Cieli sereni!

 

NOS Magazine numero 1 del 2008

Progetto Mandrone

Ormai è passato un po’ di tempo dall’uscita della rubrica. L’estate ormai è passata ed io sono finalmente tornato alla vita di sempre, lasciando alle spalle i viaggi e i magnifici cieli africani (magari in un prossimo numero vi racconterò). Come potete vedere la rubrica ha subito un cambiamento. Si cercherà di parlare di attività astronomiche che hanno a che fare con le nostre valli.

Vorrei parlarvi di una bella iniziativa che si è svolta dal 3 al 5 settembre a ridosso del magnifico ghiacciaio dell’Adamello. L’Istituto di Istruzione “Russell” di Cles ha organizzato per quei giorni un “campo alpino” presso il rifugio Mandrone. Gli studenti partecipanti sono stati un gruppo di volontari tra tutti i membri delle classi quinte.  L’attività è stata alquanto intensa. Accompagnati dai professori Claudio Chini e Tiziano Camagna, la mattina è stata dedicata al raggiungimento a piedi del rifugio. Questo si trova nel Parco Naturale Adamello Brenta ed è uno dei punti di partenza delle classiche scalate al Monte Mandrone, alle Lobbie ed all'Adamello.

Il sentiero attraversa alcune strette cenge poco esposte. Alle spalle si ha la vista del ghiacciaio delle Presanella mentre a sinistra si comincia ad intravedere la parte finale della vedretta del Mandrone. A mezzacosta si giunge al vecchio Rifugio Mandrone, base austriaca durante la Grande Guerra, ora rinominato "Centro Studi Adamello Julius Payer" ed adibito ad osservatorio glaciologico. All'interno si trova un modellino plastico della zona e tante tavole glaciologiche informative ed illustrate. Circa a quota 2400 m, alla sinistra, si intravedono i resti di un cimitero di guerra, testimonianza dei drammatici combattimenti della Prima Guerra Mondiale fra Italiani ed Austriaci. Le lapidi sono semplici lastre di roccia, quasi tutte anonime, erette e scolpite dai sopravvissuti in onore e memoria dei commilitoni deceduti.  In leggera salita si giunge al nuovo Rifugio Mandrone "Città di Trento" (2449 m), punto di riferimento per le ascensioni dei giorni seguenti.

Lo spettacolo che si è aperto davanti ai nostri occhi al momento dell’arrivo al rifugio è stato incredibile: si gode di uno splendido panorama sulle Lobbie (3196 m), sul Monte Mandrone (3281 m) e sulla cascata che nasce dalla vedretta soprastante e che si riversa in un lago di recente formazione mentre altri laghetti circondano il rifugio.

Il pomeriggio è dedicato alla visita della zona circostante, con i suoi laghi e le sue cascate, precedute da una interessante spiegazione geologica presso il “Payer”.

La prima sera è stata abbastanza avara di emozioni per le nostre speranze di osservare il cielo da quote così elevate in un contesto così orfano di luci della città. Sfortunatamente il tempo è stato alquanto brutto. Si è deciso di procedere ad una lezione teorica di astronomia all’interno della sala da pranzo del rifugio. I ragazzi hanno montato il telescopio per familiarizzare con questo strumento. I molti ospiti sono stati ovviamente sorpresi nell’osservare una quarantina di ragazzi che hanno assistono ad una lezione di astronomia in un contesto così poco affine con la classica lezione scolastica.

Il giorno successivo è stato dedicato alla visita del rifugio “Ai Caduti dell’Adamello”. Questo si trova a 3040 tra il ghiacciaio della Lobbia e del Mandrone. Per raggiungerlo non ci sono bastati i nostri scarponi, ma un’attrezzatura d’alta montagna. Infatti abbiamo dovuto attraversare un ghiacciaio. Le nostre guide, sopraggiunte la sera prima, Lorenzo Iachelini e Italo Menapace hanno portato con loro tutto il necessario. Abbiamo indossato l’imbrago, i ramponi, legati in due cordate e…  …via. L’ascesa al rifugio è stata piacevole. Abbiamo superato ponti di ghiaccio, crepacci, ma ne è valsa la pena.  Camminare sul ghiacciaio è un’esperienza affascinante per i ragazzi che solo in alcuni casi hanno potuto cimentarsi in un’esperienza simile. Anche il ritorno ha trasmesso le stesse magnifiche sensazioni.

Anche la sera ha regalato emozioni. La serata, questa volta, è stata abbastanza limpida. La temperatura è stata proibitiva, ma nonostante ciò abbiamo affrontato i rigori di una notte non proprio di fine estate. Dietro il rifugio abbiamo montato il telescopio. Immaginate di poter toccare le stelle, vederle come delle fiammelle nel nero cielo. Allungando la mano vi sembrerà di poterle toccare. Lì, sopra la testa, scorgere una scia lattiginosa, la Via Lattea,  che vi dà solo l’idea dell’immensità di corpi celesti che popolano la nostra Galassia. E quasi sull’orizzonte brillare come un faro un oggetto, un pianeta, Giove. Questo spettacolo è ciò che è stato possibile osservare da un luogo così lontano dall’inquinamento luminoso. La serata, coi più temerari, si è prolungata all’osservazione delle costellazioni, ascoltando la storia e la mitologia associata a questi asterismi. La spiegazione astronomica è poi proseguita all’interno. Il freddo pungente non ha permesso di poter osservare ancora più a lungo.

L’ultimo giorno è stato dedicato ad una attività inusuale per i ragazzi. È stata raggiunta cima Payer (3056 m) utilizzando come via d’accesso l’agevole, non per tutti, ferrata. Il tempo non è stato certamente clemente in quanto abbiamo potuto apprezzare la prima nevicata di settembre, anche se non molto abbondante e composta da pallidi fiocchi.

La giornata si è conclusa con un’indimenticabile pranzo presso il rifugio e con la discesa a valle, accompagnati da un caldo Sole. Quanto può essere bizzarro a volte il tempo!

A volte per fare astronomia può essere sufficiente una notte serena, a volte ci basta poter osservare per qualche minuto quei puntini luminosi e immaginare scenari fantascientifici. Tuttavia quando le condizioni climatiche lo permettono e quando la mano dell’uomo non pone impedimenti rischiarando le nostre notti a giorno, allora sì, in quei momenti si può avere una percezione e un’incommensurabile gioia e soddisfazione nell’osservare il cielo.

Cieli sereni a tutti!

 

NOS Magazine numero 9 del 2007

Il patto degli dei

In questo numero inizieremo a scoprire le meraviglie del cielo australe, dato che in questi precedenti cinque anni trascorsi insieme abbiamo analizzato tutte le costellazioni a nord dell’eclittica, comprese quelle zodiacali. In questo numero ci occuperemo della costellazione dell’Altare. È una costellazione australe, tutta a sud della declinazione -45°, in una regione posta esattamente al di sotto della coda dello Scorpione. Giace quasi interamente sulla Via Lattea, la quale pare addensarsi dalla parte occidentale. Contiene due stelle di magnitudine superiore alla terza e cioè la alfa e la beta Ara, mentre soltanto altre otto sono di terza e di quarta. Questo fa sì che essa non sia tra le costellazioni più appariscenti. La costellazione è sicuramente molto antica e da annoverare tra le originarie 48 costellazioni greche. Infatti è osservabile facilmente dalle coste meridionali del Mediterraneo. Sembra che l'attuale nome latino sia dovuto a Cicerone.

Sugli altari, nei tempi antichi, venivano compiuti sacrifici in onore degli dei. Quello rappresentato in cielo è però un altare molto particolare, davanti al quale giurarono la reciproca fedeltà i figli del titano Saturno (Crono per i Greci) prima di intraprendere la lotta per spodestarlo. Questi, che aveva sostituito nella sovranità il padre Urano, era a conoscenza di un’oscura profezia secondo la quale sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli. Per non correre rischi, Saturno decise di inghiottire la sua prole subito dopo la nascita. La moglie Rea, però, stanca di assistere impotente al tragico destino dei figli, quando mise al mondo Zeus diede da ingoiare al marito una pietra avvolta in fasce. Il neonato, incolume, si rifugiò in una grotta dell’isola di Creta, dove fu allevato e nutrito dalla capretta Amaltea. Una volta cresciuto, il futuro sovrano degli dei affrontò Sa turno e lo obbligò a vomitare i suoi fratelli. Con questi poi, tra i quali Plutone (dio degli Inferi), Nettuno (dio del mare) e Demetra (dea delle messi), giurò di muovere guerra al loro sanguinario e dispotico padre. Saturno, da parte sua, era uno dei sei Titani, figli del già nominato Urano e della dea-Terra Gea. Gli altri cinque figli erano Oceano, Giapeto, Iperione, Ceo e Crio e a loro Saturno chiese aiuto per difendere il suo potere. La battaglia fra le due fazioni durò per ben dieci anni, fino a quando la “nonna” Gea suggerì a Zeus di chiedere aiuto ai fratelli dei Titani, che questi avevano rinchiuso nelle oscure caverne del Tartaro, la regione più profonda dell'Ade, il mondo dei defunti. Zeus allora si recò in quel mondo desolato di tenebre e riportò in superficie i Ciclopi, enormi creature con un solo occhio, con i loro fratelli Centimani, esseri giganteschi muniti di cento arti superiori e cinquanta teste. Con i nuovi alleati la futura dinastia regnante dall’Olimpo ebbe il sopravvento, anche grazie alle armi che i Ciclopi forgiarono appositamente per l’occasione: la celebre folgore di Zeus, un elmo che rese invisibile Plutone e il famoso tridente di Nettuno. I nuovi dei dell'Olimpo si ritrovarono, per festeggiare la vittoria, davanti all'altare sul quale avevano giurato e sul quale accesero un fuoco sacro. Da quelle fiamme si sarebbe sprigionato il fumo che diede poi vita alla Via Lattea. Talvolta la costellazione venne in effetti rappresentata come una pira posta sopra ad un tempio o una torre, o come la luce di un faro. Nel campo degli oggetti non stellari, iniziamo con un ammasso aperto, NGC 6193, che presenta una trentina di stelle piuttosto luminose. L'ammasso si trova in una regione piuttosto interessante, popolata da nebulosità chiare e scure nel mezzo della Via Lattea: la nebulosità chiara è illuminata dalle stelle dell'ammasso. Il tutto rammenta la zona della celeberrima Testa di Cavallo in Orione. Un altro ammasso aperto, ma più piccolo è NGC 6204 che si trova a nord del precedente; anch’esso si proietta su un ricco campo stellare. Più a sud invece appare NGC 6208, un altro ammasso aperto che contiene diverse decine di stelle. Ad oriente della stella eta Ara si possono intravedere due piccole galassie spirali barrate: la NGC 6215 e, un po' a sud-est di essa, la NGC 6221. Dei diversi ammassi globulari, è degno di menzione NGC 6397. Non è uno degli ammassi più ricchi e neppure tra i più concentrati, cosicché è possibile studiarne le stelle che lo compongono; dagli studi appare essere l'ammasso più vicino a noi: la distanza sarebbe di 8200 anni luce.

Cieli sereni a tutti! 

 

NOS Magazine numero 3 del 2007

Il regno dei pianeti

Il nuovo anno ho deciso di aprirlo non parlando, come spesso è accaduto, di costellazioni, bensì di pianeti. Nei precedenti articoli è stato messo in luce come ad ogni costellazione fosse associato un mito, una leggenda. Allo stesso modo i pianeti e i loro satelliti sono la rappresentazione di un dio. Vediamoli in dettaglio uno per uno.

Partendo dal centro del Sistema Solare, incontriamo la stella che ci dona, giorno dopo giorno, luce e calore: il Sole, corrispondente al dio Elio (figlio dei Titani Iperione e Tea), dalla bellezza sfolgorante, occhio di luce che percorreva il cielo da Oriente verso Occidente. Veniva anche identificato con Apollo, figlio di Zeus e di Leto, e si immaginava che compisse le sue quotidiane corse celesti su un carro trainato da destrieri dorati.

Lasciata la stella del giorno si incontra Mercurio, il dio Ermes, figlio di Zeus e della Pleiade Maia. Data la sua grande vicinanza al Sole, il pianeta si muove così velocemente in cielo che fu soprannominato il “messaggero degli dei”.

Il corpo celeste successivo è Venere, l'astro della sera e del mattino. Questo pianeta è dedicato ad Afrodite, dea della bellezza, nata sulle coste dell'isola di Cipro dalla schiuma marina fecondata dal seme di Urano evirato dal figlio Crono.

Dopo Venere giungiamo a casa, sulla Terra, il pianeta della dea Gea, che prese forma dal Chaos originario e dall'alternarsi del giorno e della notte. Intorno le ruota il satellite Luna, dalla triplice forma e mistero: la vergine Diana (Artemide), con il suo arco da caccia, è la falce crescente; Selene è la Luna Piena e la triste Ecate rappresenta infine la Luna Nuova. Il mito di Selene è legato in particolare a Endimione, il giovane e bel pastore amato dalla dea che lo colse nel sonno e fu da lei addormentato per l'eternità affinché, notte dopo notte, possa andare indisturbata ad ammirarne la bellezza.

Lasciate Terra e Luna, ci si imbatte nel rosso pianeta Marte, dedicato al dio della guerra. Il suo colore acceso lo fece infatti associare alla lotta e al sangue. Figlio di Giove e Giunone, è accompagnato in cielo da Phobos (la paura) e Deimos (lo spavento), i due figli generati con Venere (per altri questi erano i nomi dei destrieri che trainavano il suo carro di guerra).

Ecco poi la grande fascia degli asteroidi o pianetini, uno sterminato esercito di corpi irregolari che si trovano fra Marte e Giove. I più grandi fra questi corpi hanno il nome di personaggi della mitologia greca: fra questi ricordiamo Cerere, la dea delle messi; Pallade (un appellativo della dea Atena, la Minerva dei Romani); Giunone (l'onnipresente moglie di Giove) , Vesta, la dea della famiglia nell'antica Roma, Ebe, figlia di Giove e Giunone e dea della giovinezza; infine Iride, figlia della Pleiade Elettra e di Taumante, nonché personificazione dell'arcobaleno.

Giove, il pianeta che segue, è il più grande del Sistema Solare, e pertanto dedicato al sovrano degli dei, figlio di Saturno e di Rea. Il pianeta gigante è circondato da molti satelliti, dei quali i quattro più grandi sono dedicati ai suoi grandi amori: Io, Europa, Ganimede e Callisto. Un altro satellite ricorda in cielo Amaltea, la sua nutrice a Creta.

Lasciato Giove ecco Saturno, il pianeta degli anelli, che rappresenta in cielo il padre di Giove, da questi sconfitto nella lotta per conquistare la signoria dell'Olimpo. Saturno (o Crono) era uno dei Titani, e proprio Titano è il nome del più luminoso fra i suoi satelliti. E ancora ai Titani e ai Giganti che lo aiutarono nelle lotte tremende contro la nuova generazione di dei sono dedicati alcuni satelliti del pianeta. Fra questi ricordiamo Dione, Encelado, Giapeto, Iperione, Mimas (Mimante) e Teti, mentre una luna è dedicata alla sfortunata moglie di Crono, Rea.

Dopo Saturno è la volta di suo padre Urano (il dio Cielo), sposo di Gea ed evirato dal figlio che volle prenderne il posto nella signoria sugli dei e sugli uomini. Prima di lasciare il primato al figlio lanciò tuttavia una maledizione. Predisse che anch'egli sarebbe stato spodestato da un suo discendente, e fu così che Crono prese a divorare i suoi figli onde evitare che la profezia si avverasse.

Il pianeta successivo, Nettuno, è dedicato a Posidone, fratello di Zeus e re del mare. Dalle profondità del Sistema Solare il pianeta fa ondeggiare il suo tridente verso i propri satelliti Tritone (dedicato a suo figlio, creatura per metà uomo e metà pesce) e Nereide (dedicato alle ninfe marine di cui faceva parte la moglie Anfitrite).

Dopo Nettuno l'ultima fermata del nostro Sistema è costituita da Plutone, il dio Ade dei Greci, anch'egli fratello di Giove e signore degli Inferi, luogo riservato alle anime defunte. Intorno a Plutone orbita il satellite Caronte, che nella mitologia aveva il compito di traghettare le anime oltre il fiume Acheronte per portarle nella sede dei morti.

I pianeti del Sistema Solare conosciuti dagli antichi erano solamente quelli fino a Saturno compreso. Gli altri, data la loro luminosità, erano di difficile identificazione. Nonostante ciò, si è deciso per i nuovi pianeti scoperti di assegnare loro un appellativo che li riconducesse a qualche dio prendendo spunto dalle loro caratteristiche peculiari. Va ricordato inoltre che recentemente Plutone è stato declassato da pianeta a corpo minore.

Cieli sereni a tutti e buon anno!

 

NOS Magazine numero 2 del 2007

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