Il triangolo estivo

I mesi estivi sono molto belli e di certo i più caldi per poter trascorrere le notti ad osservare il cielo, anche se molte ore sono rubate alla notte, perciò in parte non ci è permesso di osservare tutte le meraviglie che possiamo invece tranquillamente vedere nei mesi invernali. Comunque, molte sono le curiosità che anche in questo mese possiamo proporvi, legate soltanto a tre piccoli corpi celesti.

Dopo il tramonto, quando ancora la luce del Sole fa capolino da dietro le montagne e si intravedono le prime stelle, in direzione est si scorgono tre astri particolarmente luminosi che sono disposti a formare un triangolo di dimensioni imponenti i cui nomi sono Vega, Altair e Deneb. Questi compongono il cosiddetto triangolo estivo. Questi astri sono le stelle principali di tre distinte costellazioni: Vega per la Lira, Altair per l’Aquila e Deneb per il Cigno.

La Lira è una piccola costellazione che in questo mese si trova molto alta sopra l’orizzonte. La sua forma ricorda quella di un rettangolo, anche se, fatta eccezione per Vega, tutte le altre stelle che la compongono non sono molto luminose. La Lira rappresenta lo strumento musicale con cui Orfeo, l’uomo dal canto melodioso che poteva commuovere perfino le pietre, accompagnava le sue canzoni. La leggenda vuole che questa piccola arpa sia stata la prima mai costruita e che a realizzarla fosse stato Mercurio. Evidentemente, il suono della lira era particolarmente dolce, perché Mercurio riuscì con essa ad ammansire Apollo, a cui aveva rubato del bestiame, proponendogli in cambio lo strumento a risarcimento del furto. Dopo Apollo la piccola arpa passò in regalo a Orfeo, che se ne servì, tra l’altro, per convincere Plutone, re del regno dei morti, a restituirgli la sua sposa, Euridice. Purtroppo la storia non finì felicemente, perché Orfeo non resistette alla tentazione di guardare la sua amata prima di essere tornato in superficie, contravvenendo così al patto stipulato con Plutone e perdendo la moglie per sempre.

L’Aquila, invece, è una costellazione che in questo periodo si trova parecchio sopra l’orizzonte e spostata in basso a destra rispetto alla costellazione precedente. È difficile descriverne la forma, come altresì è difficile osservarla dato che in questa stagione molto spesso è parzialmente oscurata dalle luci che contornano i nostri orizzonti, specialmente in direzione sud. Diverse sono le leggende legate a questa antica costellazione. Secondo una di esse, l’aquila è l’uccello che rapì Ganimede per portarlo in cielo a fare da cocchiere degli dei. Secondo un’altra, invece, è l’uccello in cui si trasformò Venere per mettere in atto un inganno ideato da Giove a danno della dea Nemesi, di cui si era innamorato. Per vincere la ritrosia della sua amata, infatti, il sommo dio si trasformò in un cigno, rappresentato dalla vicina costellazione, e incaricò la bella Venere di trasformarsi in un’aquila e di fingere di cacciarlo. Mossa a pietà dalla fuga del cigno, Nemesi cercò di salvarlo dagli artigli della cacciatrice, ma, così facendo, cadde nel tranello di Giove.

Diversa è la situazione della costellazione del Cigno, che si trova in basso rispetto alla Lira e a sinistra dell’Aquila. È un magnifico oggetto, agevolmente identificabile in quando è facilmente idealizzabile come una imponente croce il cui braccio più lungo è in posizione orizzontale rispetto all’osservatore. Il Cigno ha una caratteristica molto interessante, infatti è attraversato dalla Via Lattea, cioè quella zona del cielo molto fitta di stelle, che nelle notti estive buie e limpide sembra assumere veramente un colore simile a quello del latte. La costellazione del Cigno è legata al mito di Giove e Leda. Il dio, noto per le sue frequenti scappatelle, si invaghì un giorno di Leda, la bellissima moglie di Tindareo, il re di Sparta. Poiché la donna resisteva alle profferte amorose del dio, Giove decise di vincere la sua resistenza trasformandosi in un cigno. Dopo l’unione con Giove, Leda partorì due uova: da uno uscirono Castore e Clitemnestra, dall’altro Polluce ed Elena, la futura moglie di Menelao e causa della guerra di Troia. Anche Castore e Polluce sono stati collegati ad una costellazione, quella dei Gemelli.

Ancora la dimostrazione come delle apparentemente semplici stelle abbiano in sé un’immensa storia, tutta da scoprire. Perciò, occhi al cielo e…buona osservazione!

Cieli sereni!

 

NOS Magazine  numero 7 del 2002

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