L'oggetto più lontano mai visto

E’ stato raccolto lo scorso 23 aprile, dal telescopio spaziale SWIFT, un insolito flash gamma di una durata di ben 10 secondi nella costellazione del Leone.  Si tratterebbe di un evento catastrofico di immani dimensioni, battezzato GRB 090423 (GRB sta per Gamma Ray Burst seguito dalla data della scoperta).

I gamma ray burst (GRBs) sono potenti flash di raggi gamma di alta energia, la cui durata varia tra poco meno di un secondo e diversi minuti. Tali eventi rilasciano una quantità enorme di energia in un tempo molto breve, e rappresentano quindi gli eventi più energetici nell’universo stesso. Si ritiene siano per lo più associati  ad esplosioni di stelle la cui parte centrale arriva a collassare in oggetti molto densi e compatti, i buchi neri.

Successivamente è stato osservato sui telescopi  cileni di La Silla e del Paranal, gestiti dall'Organizzazione europea per la ricerca astronomica nell'emisfero australe (ESO). In particolare, il grande telescopio (VLT) del monte Paranal ha annunciato martedì 27 aprile di aver captato lo scintillio seguito a un'esplosione avvenuta circa 13 miliardi di anni fa, il che ne fa “l'oggetto” più antico e lontano mai osservato nell'universo.

L'esplosione si è prodotta più di 13 miliardi di anni fa, quando l'universo aveva il 5% della sua età, cioè 600 milioni di anni dopo il Big Bang”, ha riferito l'ESO. Questo ne fa “il raggio gamma più distante mai rilevato, ma anche l'oggetto più antico mai scoperto”, ha commentato Tanvir dell’Università di Leicester in Gran Bretagna.

 “L’incredibile distanza di questo lampo supera qualsiasi nostra aspettativa: si è trattato di una vera apparizione dal passato”, afferma lo scienziato a capo del progetto Swift, Neil Gehrels, del Goddard Space Flight Center della NASA.

Il lampo è stato registrato alle 10 di mattina ora italiana del 23 Aprile. Swift ha rapidamente localizzato l’esplosione, consentendo ai telescopi sulla Terra di puntare il bersaglio prima che il bagliore scomparisse. Astronomi dislocati in Cile e alle Isole Canarie hanno misurato indipendentemente lo spostamento verso il rosso dell’esplosione, che è risultato essere di 8,2. che corrisponde a una distanza di 13,035 miliardi di anni luce. Per la cronaca, l’oggetto appena spodestato dal ruolo di “più lontano” era sempre un raggio gamma, GRB08091:  ad una redshift di 6,7, si ritiene sia il prodotto di una esplosione stellare avvenuta circa 200 milioni di anni dopo quella del lampo appena scoperto.

Stiamo assistendo alla morte di una stella, e probabilmente alla nascita di un buco nero, in una delle più antiche generazioni stellari dell’Universo”, dice Derek Fox della Pennsylvania State University.

Per anni, gli astronomi sono stati a caccia di lampi di raggi gamma provenienti dalle prime generazioni di stelle, fallendo misteriosamente nel tentativo. Il rilevamento di GRB 090423 rappresenta perciò un’importante tappa di avvicinamento nella ricerca tesa a localizzare esplosioni che abbiano uno spostamento verso il rosso compreso tra 10 e 20.

Entro tre ore dal lampo del 23 Aprile, Nial Tanvir e i suoi colleghi hanno riferito il rilevamento di una sorgente a infrarossi nella posizione indicata da Swift, usando lo United Kingdom Infrared Telescope (UKIRT) di Mauna Kea, nelle Hawaii.

Nello stesso tempo, Fox ha guidato un tentativo di ottenere immagini nell’infrarosso del bagliore successivo all’esplosione, usando il telescopio Gemini Nord sul Mauna Kea. La sorgente risultava visibile nelle immagini a frequenze d’onda più lunghe mentre era assente in un’immagine catturata nella più breve lunghezza d’onda di 1 micron. Questa “ritirata” corrisponde a una distanza di circa 13 miliardi di anni luce.

Non appena Fox ha diffuso la notizia della distanza record, telescopi di tutto il mondo sono stati puntati verso il bagliore, nel tentativo di osservarlo prima che scomparisse.

Presso il Telescopio Nazionale Galileo di La Palma nelle Isole Canarie, un gruppo comprendente Guido Chincarini dell’Università di Milano-Bicocca, in Italia, ha determinato che lo spostamento verso il rosso del bagliore residuo era di 8,2. Il gruppo di Tanvir, raccogliendo osservazioni quasi simultanee ottenute con uno dei Very Large Telescopes (VLT) dell’ESO presso Cerro Paranal, in Cile, è arrivato allo stesso numero.

Si tratta di un’incredibile scoperta”, ha detto Chincarini, “ciò che la rende ancora migliore è che un telescopio chiamato Galileo ha fatto questa misurazione durante l’anno in cui celebriamo il quattrocentesimo anniversario del primo uso astronomico del telescopio da parte di Galileo.

Il team di ricercatori sottolinea come questa emozionante scoperta, mostri l’utilità e l’importanza dei raggi gamma per sondare le parti più remote del nostro universo, e confida di poterne trovare ancora di più lontani, nel prossimo futuro. 

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