Alla ricerca di pianeti terrestri

Uno dei desideri dell’uomo sarebbe certamente quello di trovare della vita intelligente simile alla nostra sparsa da qualche parte nell’Universo. Certamente una tale scoperta comporterebbe grandissimi sconvolgimenti paragonabili alla rivoluzione copernicana.

Benché la famosa formula di Drake ipotizzi la presenza di un certo numero di civiltà intelligenti, ad ora, non è mai stata trovata una prova concreta e tangibile dell’esistenza di nessuna di esse. Tuttavia, come affermava Martin Rees, la mancanza dell’evidenza non significa… l’evidenza della mancanza. Allora è necessario utilizzare delle strategie atte a ricercare potenziali pianeti che possano ospitare la vita.

Attualmente la ricerca di pianeti extrasolari è alquanto fiorente. Al momento in cui scrivo ufficialmente ne sono stati scoperti 344 e molti altri se ne scopriranno nel futuro. Però gli astronomi cercano pianeti che orbitano intorno a stelle tipo il nostro Sole e che hanno dimensioni prossime a quella terrestre, cioè dei sistemi del tutto simili al nostro. Questo tipo di ricerca è assai più complessa.

Allora la prima domanda che ci si pone è se “esiste nella galassia un pianeta simile alla Terra in orbita intorno a una stella simile al Sole?” I planetologi sono sempre più vicini a dare una risposta a questa domanda, soprattutto dopo il lancio del satellite Kepler da parte della NASA atto a perseguire proprio questo obiettivo.

Però non basta la presenza di un sistema simile a quello terrestre per avere la vita, infatti ci si deve porre subito un’altra domanda se “il pianeta è effettivamente abitabile?” ed in particolare se “ha un'atmosfera di tipo terrestre?” Rispondere in questo caso è assai più complicato.

Con ogni probabilità una risposta concreta a tali domande la si avrà con la nuova generazione di telescopi spaziali in particolare col James Webb Space Telescope (JWST), il cui lancio è previsto per il 2013, che in parte sostituirà l’attuale Hubble Space Telescope. Ma occorre tenere conto di alcune limitazioni fondamentali.

In un nuovo studio (http://arxiv.org/abs/0903.3371) accettato per la pubblicazione sulla rivista “The Astrophysical Journal”, Lisa Kaltenegger dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e Wesley Traub del Jet Propulsion Laboratory hanno esaminato la capacità del JWST di caratterizzare l'atmosfera di un ipotetico pianeta di tipo terrestre durante il transito di fronte alla sua stella, quando parte della luce della stella viene filtrata dall'atmosfera del pianeta.

In un evento di transito, un pianeta extrasolare distante incrocia la direzione di osservazione dalla Terra: nel corso di tale processo, i gas presenti nella sua atmosfera assorbono una piccola frazione della luce della stella. In base allo spettro di assorbimento misurato è possibile ricavare le specie chimiche presenti. Si è così riscontrato che il JWST sarebbe in grado di rivelare alcuni gas chiamati biomarcatori, come l'ozono e il metano, solo per i pianeti molto vicini alla Terra.

"Anche sapendo già che si tratta di un pianeta di tipo terrestre dovremmo essere veramente fortunati per caratterizzarne l'atmosfera”, ha spiegato Kaltenegger. "Occorreranno molti transiti per arrivare a qualcosa; forse centinaia, anche per stelle distanti solo 20 anni luce.”

Lo studio di Kaltenegger e Traub si è concentrato inizialmente su pianeti di tipo terrestre in orbita intorno a stelle simili al Sole. Affinché sia  possibile ottenere un segnale rivelabile da un singolo transito, come evidenziano i due autori, la stella e il pianeta dovrebbero essere molto vicini alla Terra. L'unica stella candidata per caratteristiche adatte è Alfa Centauri A, ma in tal caso non è stato trovato alcun pianeta, sebbene la tecnologia per rivelare i pianeti simili al nostro sia disponibile da poco tempo.

Nello studio vengono successivamente considerati i pianeti in orbita intorno a stelle classificate come nane rosse, chiamate anche di tipo M, le quali sono le più abbondanti nella Via Lattea, molto più comuni di quelle gialle, o tipo G, come il Sole. Esse sono più fredde e fioche del Sole, il che rende la scoperta di un pianeta che transita di fronte a una stella M molto più facile.

“Le nane rosse vicine offrono la migliore possibilità di rivelare biomarcatori in un evento di transito”, ha commentato Kaltenegger. "Infine, lo studio delle immagini dirette, ovvero l'analisi dei fotoni potrebbe rivelarsi un metodo ancora più efficace della tecnica di transito per caratterizzare l'atmosfera di tipo terrestre”.

Articoli correlati

Coppie di buchi neri

La cometa Lunin

Anno internazionale dell'Astronomia

Informazioni

Astronomia Valli del Noce è un portale che vuole essere un punto di incontro e di informazione per l'attività astronomica che si svolge in Val di Non e Val di Sole (Trentino), ma non solo. Vuole anche essere un punto di partenza per tutti quegli astrofili alla ricerca di informazioni sul mondo dell'astronomia e per tutti quei neofiti che si avvicinano per la prima volta all'astronomia.

Privacy Policy

I cookies servono a migliorare i servizi che offriamo e a ottimizzare l'esperienza dell'utente. Proseguendo la navigazione, senza modificare le impostazioni del browser, accetti di ricevere tutti i cookies del portale web www.astronomiavallidelnoce.it. Se non desideri ricevere i cookies, modifica le impostazioni del tuo browser.

Privacy Policy

AVdN Foto del Giorno

Astronomy Picture of the Day