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Un nuovo telescopio per dare la caccia ad antichissimi lampi stellari

Un nuovo telescopio per dare la caccia ad antichissimi lampi di raggi gamma, prodotti dalle esplosioni delle prime stelle dell’universo: è questa la proposta di un gruppo internazionale di ricercatori guidati dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e pubblicata sulla rivista Nature Astronomy.

Il telescopio, di 3-4 metri di diametro e chiamato Hugo (High-redshift Universe GRB Observatory), andrebbe ad affiancarsi al Vera Rubin Observatory (Vro), in costruzione in Cile da parte di un consorzio americano, che ha 8,4 metri di diametro e opererà invece nella luce visibile: le osservazioni combinate con questi due strumenti, infatti, permetteranno di distinguere i lampi vicini ma deboli da quelli emessi oltre 12 miliardi di anni fa. I lampi gamma, noti come Grb, sono esplosioni che rilasciano getti di materia con velocità prossime a quelle della luce.

Si tratta di eventi incredibilmente energetici, che osserviamo come lampi estremamente luminosi nelle frequenze dei raggi gamma, così intensi da sopraffare qualsiasi altra sorgente di alta energia nel cielo.

I Grb, della durata di qualche secondo o più, sono associati all'esplosione di una stella di massa superiore ad almeno una decina di volte quella del Sole, giunta alla fine del suo ciclo evolutivo.

Dopo la fase esplosiva iniziale, attraversano una fase di declino, della durata di qualche giorno, durante la quale sovrastano in luminosità la galassia che li ospita anche di 100 volte. Per trovare i lampi gamma emessi quando l’universo aveva un’età inferiore a un miliardo di anni, i ricercatori guidati da Sergio Campana propongono di costruire un telescopio infrarosso che osservi esattamente le stesse cose del Vera Rubin Observatory, e allo stesso momento: “Le sorgenti rivelate da Hugo e non viste invece da Vro sarebbero con grande probabilità lampi molto antichi”, spiega Campana. “Abbiamo stimato che si potrebbero osservare circa 10 Grb avvenuti oltre 12,8 miliardi di anni fa – aggiunge il ricercatore italiano – e addirittura qualcuno emesso anche 13,2 miliardi di anni fa, quindi circa 500 milioni di anni dopo il Big Bang”.

 

Fonte: ANSA

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