Un contadino della Mesopotamia, un navigatore fenicio, un pellerossa americano...

Le lunghe giornate estive sono ormai passate e per amanti e curiosi del cielo da ottobre inizia un periodo certamente migliore per l’osservazione celeste. Le notti più lunghe e spesso anche più serene dell’inverno rappresentano un momento ideale per la scoperta del cielo.

In ambito di osservazione stellare poniamo una domanda… Sapete trovare in cielo l’Orsa Minore oppure, ahimè, siete tra quelli che, avendo sentito parlare del Piccolo Carro, lo confondono con le Pleiadi? La questione è meno provocatoria di quel che sembri. Un contadino della Mesopotamia di 3000 anni fa, un navigatore fenicio, un pellerossa americano non avrebbero mai commesso un così macroscopico errore, ma nella metropoli tecnologica, che si permette di cancellare il cielo notturno offuscandolo di luci, non c’è da meravigliarsi se i bambini non hanno mai visto una lucciola e gli adulti la Stella Polare.

La Polare (di seguito alfa UMi)  è la stella più luminosa dell’Orsa Minore e si trova a nord a circa metà del cielo in una posizione abbastanza povera di altre stelle. Ma Polare è, per così dire, solo un soprannome. La alfa UMi se l’è guadagnato negli ultimi tremila anni per il fatto che è la stella luminosa più vicina al Polo nord celeste, quel punto del cielo verso cui è diretto l’asse di rotazione della Terra. Quindi, per noi terrestri, intorno ad essa ruota tutta la volta celeste e se seguissimo per un’intera notte il percorso in cielo di una stella ci accorgeremmo che ha la forma di una circonferenza con il centro nella alfa UMi. L’Orsa Minore era già conosciuta in tempi antichissimi, quando i fenici pare la chiamassero la coda del cane e seguivano la alfa UMi per orientarsi a nord. Ma anche le popolazioni mongole e i cinesi si riferivano ad essa con funzione di orientamento nelle migrazioni tra i deserti o nella navigazione.

Il suo nome era stella della calamita per evidenti motivi. Secondo un’antica leggenda dei pellerossa americani fu una giovane dea ad indicare per la prima volta ad una generazione di mitologici guerrieri la via del nord segnata dalla costellazione. I greci la battezzarono Piccolo Carro solo nel VII secolo a.C.; prima pare non si fossero accorti di questa costellazione, che ricalca nella forma il Grande Carro dell’Orsa Maggiore, anch’esso disegnato da sette stelle. In una leggenda dell’antichità classica l’Orsa minore è legata alla vicina Orsa Maggiore. Secondo tale mito, Callisto, figlia del re di Arcadia Licaone, suscitò l’invidia di Giunone per la sua bellezza tanto che la dea decise di tramutarla in un’orsa. Ma un giorno Arcade, figlio di Callisto, durante una battuta di caccia s’imbatté nella madre e, non riconoscendola, la colpì. Fu grazie al pietoso intervento di Giove che anche Arcade venne trasformato in un orso, e madre e figlio vennero collocati in cielo sotto forma di costellazioni: Callisto divenne l’Orsa Maggiore, Arcade l’Orsa Minore.

L’Orsa Maggiore è molto conosciuta. Le sette stelle del Grande Carro sono tutte abbastanza luminose da risaltare anche nelle notti meno indicate per l’osservazione astronomica. Meno immediato è riconoscere in quella stessa configurazione stellare la sagoma di un ippopotamo (per gli egizi), di un cinghiale (per i galli) e soprattutto di un’orsa; eppure la hanno battezzata in tal modo anche popoli e civiltà che non hanno mai avuto occasioni di contatto tra loro. Anche per i fenici, gli arabi e, nel Nuovo Mondo, per le tribù irochesi del Nord America le sette stelle raffiguravano un orso. Secondo una leggenda delle popolazioni indiane del Nord America, le stelle del Carro rappresenterebbero due orsi, quattro lupi, e un cane da caccia che li accompagnava nelle loro battute. I lupi e il cane si erano avventurati in cielo per cacciare i due orsi che vedevano sulla volta celeste. Secondo un’altra leggenda, invece, la grande orsa occupa una posizione in cielo che rispecchia il suo ciclo vitale: levandosi a primavera alla fine del letargo, compie un giro completo nel cielo per tornare a coricarsi coi primi freddi. La costellazione è ben visibile in ogni stagione perché è circumpolare: cioè alle nostre latitudini non tramonta mai. Attualmente si trova sopra l’orizzonte in direzione nord. Oltre alle sette stelle principali, che costituiscono il Grande Carro, l’Orsa Maggiore comprende stelle di minor rilievo.

Buona osservazione e… cieli sereni!

 

NOS Magazine numero 10 del 2002

Articoli correlati

Informazioni

Astronomia Valli del Noce è un portale che vuole essere un punto di incontro e di informazione per l'attività astronomica che si svolge in Val di Non e Val di Sole (Trentino), ma non solo. Vuole anche essere un punto di partenza per tutti quegli astrofili alla ricerca di informazioni sul mondo dell'astronomia e per tutti quei neofiti che si avvicinano per la prima volta all'astronomia.

Privacy Policy

I cookies servono a migliorare i servizi che offriamo e a ottimizzare l'esperienza dell'utente. Proseguendo la navigazione, senza modificare le impostazioni del browser, accetti di ricevere tutti i cookies del portale web www.astronomiavallidelnoce.it. Se non desideri ricevere i cookies, modifica le impostazioni del tuo browser.

Privacy Policy

AVdN Foto del Giorno

Astronomy Picture of the Day