Una ricerca dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge, negli Stati Uniti, ha permesso di chiarire l’origine della radiazione radio proveniente dagli ammassi di galassie. Come già ipotizzato, si tratta dell’eco delle collisioni che avvengono tra questi oggetti, che rappresentano le strutture di maggiori dimensioni presenti nell’universo. Secondo le attuali conoscenze, esse si formerebbero per scontri e fusioni di ammassi di dimensioni inferiori, secondo processi che risultano essere tra i più energetici tra quelli osservati nel cosmo.
“Le osservazioni hanno mostrato che tutti gli ammassi con alone radio sono caratterizzati dalla presenza di fusioni in corso, o sono ammassi in formazione, mentre quelli che ne sono privi sono ammassi che hanno accresciuto la maggior parte della loro massa in epoche precedenti”, ha spiegato Rossella Cassano, post-doc presso l’INAF-Istituto di Radioastronomia di Bologna. “Il nostro studio apre nuove prospettive di ricerca, in quanto conferma che le emissioni in banda radio sono dei traccianti del processo di formazione degli ammassi di galassie e permettono di ottenere informazione complementari a quelle da studi in altre bande dello spettro elettromagnetico. In particolare, LOFAR il grande radiotelescopio europeo inaugurato lo scorso giugno permetterà di studiare questi fenomeni fino a epoche remote, circa otto miliardi di anni fa.”
Lo studio ha preso in considerazione i dati di 32 ammassi di galassie in un raggio di circa tre miliardi di anni luce. Dal confronto delle osservazioni in banda radio con quelle nello spettro X ottenuti grazie al satellite Chandra, si è potuto evidenziare come le emissioni radio siano generate esclusivamente nel processo di formazione degli stessi ammassi. È proprio la radiazione X, che si origina dal gas ad alta temperatura contenuto in tali strutture, a consentire di ricavare istantanee della fase loro fase di formazione.
“Grazie alla sua straordinaria risoluzione spaziale, il satellite X Chandra ci ha permesso di studiare la distribuzione del gas caldo in dettaglio e di associare l'emissione radio a uno stadio più disturbato dell'ammasso così come valutato dalle fotografie fatte ai raggi-X”, ha concluso Stefano Ettori, ricercatore dell’INAF - Osservatorio Astronomico di Bologna.