La muta di Orione

In questo numero ci occuperemo di due costellazioni tipicamente invernali che devono la loro fama ed importanza alle stelle principali che le contraddistinguono. Stiamo parlando delle costellazioni del Cane Maggiore e del Cane Minore.

Il Cane Maggiore, come il vicino Cane Minore, è una costellazione legata a Orione. I due cani celesti sono infatti i segugi che accompagnavano il cacciatore nelle sue scorribande.

La costellazione è individuabile partendo da Orione: le tre stelle della cintura del gigante puntano verso sud-est proprio in direzione di Sirio, la cui luminosità è tale, tuttavia, da imporsi all'attenzione anche dell'osservatore più distratto.

Sirio merita due parole a parte: il suo nome potrebbe derivare dal greca col significato di "infuocata" o "lucente". Già almeno tremila anni avanti Cristo, questa stella era la regolatrice del calendario egiziana ed il sua sorgere eliaco, cioè la sua prima apparizione al mattino poca prima del Sole, coincideva col solstizio d'estate e dava il segnale della prossima inondazione benefica del Nilo. Per gli Egizi era Sothis, pure col significato di "splendente", ma pian piano, per la sua utile funzione, divenne il "cane" che stava di guardia ed annunciava altresì l'arrivo dei grandi caldi: ecco che la stella canicula divenne il sinonimo della grande calura.

La costellazione del Cane Maggiore è stata da sempre identificata dalla sua stella più luminosa, Sirio, che è anche l'astro più brillante dell'intero firmamento. Se non si vuole identificare questa costellazione con la muta del cacciatore Orione, con il devoto cane di Icario che aveva il nome di Maera (“splendente”), o con il mostruoso Cerbero, come è stato fatto, resta da collegarlo a Lelapo, il cane di Procri, figlia del re ateniese Eretteo, così veloce che nessuna preda poteva sfuggirgli. Nella versione del mito che parla di Lelapo come di un prezioso dono di Zeus all'amata Europa e quindi come di un'eredità che quest'ultima avrebbe lasciato al figlio Minosse, il prodigioso animale sarebbe arrivato a Procri durante un suo soggiorno a Creta, dalle mani stesse di Minosse che intendeva conquistare il suo cuore. Questa è anche la versione più sfavorevole a Lelapo, in quanto durante una battuta di caccia Cefalo, l'amato marito con cui Procri si era ricongiunta dopo tante avventure, lo colpì con un giavellotto, uccidendolo.

Entro i confini della costellazione troviamo due oggetti degni di nota, facilmente osservabili anche con telescopi amatoriali: sono gli ammassi aperti M41 e NGC 2362. Il primo è talmente luminoso che in condizioni favorevoli, cioè in notti limpide e senza Luna, e osservando lontano da luci parassite, può essere scorto a occhio nudo; pare infatti che fosse già noto nell'antichità, parecchi secoli prima dell'invenzione del telescopio. Esso è composto da circa 100 stelle. NGC 2362 necessita invece di un telescopio per essere scorto. È meno ricco di M41 essendo formato da circa 40 stelle.

Il Cane Minore costituisce una piccola costellazione, ma si riconosce subito per la presenza di Procione, stella di prima grandezza, posta una ventina a sud di Castore e Polluce, le stelle principali della costellazione dei Gemelli.

Pur essendo posta sul bordo della Via Lattea, non presenta altri oggetti abbastanza luminosi per piccoli strumenti. La sua origine è molto antica ed è legata ad Orione e Sirio; il nome stesso di Procione, Pro-Kion, significa "quello che precede il cane", cioè Sirio, il cui sorgere eliaco annunciava l'inondazione del Nilo. In altre parole, Procione, più settentrionale, preannunciava la prossima apparizione di Sirio all'alba. Mentre Ar to, Ipparco e Tolomeo, davano il nome di Procione all'intera costellazione, l'arabo Sûfi la chiamò Al-Kalb-al-Asgar, cioè "il piccolo cane", nome che conserva tuttora.

La costellazione del Cane Minore fu da sempre associata ai due adiacenti asterismi del Cane Maggiore e di Orione. In ambito mitologico il “cucciolo” è correlato tanto al personaggio di Orione, come secondo cane della muta di questo straordinario cacciatore beota, quanto a Maera, il fido segugio di Icario di cui viene ricordata la storia parlando della costellazione di Boote. Resta da aggiungere che gli assassini di Icario, per il timore di pagare le conseguenze del loro delitto, ripararono sull'isola greca di Cea, ma furono ugualmente puniti. L’isola infatti venne colpita da carestia e da terribili malattie, dovute agli influssi nefasti di Procione, la stella più importante della costellazione, che rese il clima dell'isola estremamente torrido. Da questo dettaglio della vicenda taluni mitografi hanno desunto l'origine del termine “canicola”, per indicare il soffocante caldo estivo. Altre leggende greche identificano il Cane Minore con Argo, il fedele cane di Ulisse, con l'animale prediletto da Elena di Troia, o ancora con il segugio che accompagnava Artemide durante le sue uscite venatorie.

Cieli sereni a tutti!

 

NOS Magazine numero 9 del 2006

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