Astronomia del passato nel nostro quotidiano

Per osservare il cielo, per stupirsi o meravigliarsi davanti al suo spettacolo, non serve essere scienziati o appassionati, basta alzare gli occhi. Per parlare di astronomia, non serve avere telescopi o strumentazione particolare, basta guardarsi attorno. Tutto ci parla di astronomia e di concetti legati al cielo, basta saper vedere ed ascoltare. Un esempio è che probabilmente dentro le nostre case ci sono almeno due strumenti astronomici di grande precisione e frutto di grande studio e scienza: il calendario e l'orologio. Tante volte vengono entrambi rinchiusi nella scatola nera che teniamo in tasca e chiamiamo smartphone. Talvolta viviamo con impazienza lo scorrere del tempo, sperando che passi veloce, talvolta lo viviamo come un tiranno e sentiamo di correre contro di esso.

Ma che cos’è il tempo? Il tempo è un concetto che se letto in chiave astronomica, rappresenta il movimento della terra. Un giorno è il tempo che intercorre tra due culminazioni del sole, visivamente diventa l’alternanza del giorno e della notte. Un anno, l’ordine di grandezza superiore, rappresenta la rotazione della terra attorno al sole, a voler essere pratici è il lasso di tempo tra due solstizi d’estate (o d’inverno).

Il calendario è una delle invenzioni più antiche e tuttavia tuttora utilizzata dalla civiltà moderna. Probabilmente non sapremmo farne a meno. Molte volte è stato rivisitato, modificato, migliorato o stravolto, tuttavia diversi concetti sono arrivati integri fino a noi. Innanzi tutto i mesi, 12 mesi, 12 come i pleniluni che possiamo osservare mediamente in un anno terrestre. Valore medio perché i giorni che impiega la terra a ruotare attorno al sole sono circa 365,2425 ed il periodo di rivoluzione sinodico (il tempo che impiega la luna a ruotare attorno alla terra) è di 29,53gg, quindi abbiamo mediamente 12,36 pleniluni in un anno.

Vediamo ora come le settimane sono nate. Sette è un gruppo di giorni che scandisce abbastanza bene le fasi lunari, permettendo di creare 4 gruppi di 7 giorni tra un plenilunio ed il successivo. Inoltre nella settimana ogni giorno richiama uno dei pianeti anticamente noti:Particolare della tomba di papa Gregorio XIIIParticolare della tomba di papa Gregorio XIII

  • Luna – Lunedì
  • Marte – Martedì
  • Mercurio – Mercoledì
  • Giove – Giovedì
  • Venere – Venerdì
  • Saturno – Sabato
  • (o Satur(n)-day per gli anglosassoni)
  • Sole – Domenica (o Sun-day)

dando così un significato anche astrologico ai diversi giorni.

Il calendario attualmente in uso nel nostro come in molti altri paesi è noto come Gregoriano, in quanto introdotto nel 1582 da Papa Gregorio XIII. Fino ad allora, il calendario ufficiale era quello Giuliano, istituito da Caio Giulio Cesare quindici secoli prima. Ma cosa portò alla necessità di riformare il calendario degli antichi romani? Qual’era il problema riscontrato? La necessità era quella di stabilire con certezza, per tutta la cristianità, la data della Pasqua, legata all’equinozio di primavera. Il problema che gli astronomi riscontravano e non sapevano risolvere era la durata media dell’anno. Secondo il calendario Giuliano la durata era di 365,25 giorni, questa approssimazione presenta però un errore, rispetto al calendario gregoriano di 10minuti e 48 secondi. La stima operata dagli antichi romani, aveva definito di avere un anno bisestile ogni 4, tale approssimazione però genera uno slittamento dei giorni rispetto alla effettiva posizione della terra nella sua orbita. Il sistema gregoriano, considera invece di sopprimere l’anno bisestile degli anni multipli di 100 tranne nel caso siano multipli di 400 (l’anno 2000 è stato infatti bisestile).

Per arrivare a questo straordinario risultato, fu creata da Papa Gregorio una commissione formata da una decina di clericali esperti non solo di astronomia ma anche di diritto, storia e matematica. Il risultato del loro operato lo possiamo ancora ammirare appeso nelle nostre case, anche se con fogge più moderne e spesso laiche. Curioso fu inoltre l’espediente utilizzato per introdurlo nella vita quotidiana. Venne infatti deciso che il giorno seguente a giovedì 4 Ottobre 1582, sarebbe stato venerdì 15 ottobre 1582.

Orologio astronomico di PadovaOrologio astronomico di PadovaStupisce, da questi aneddoti, non solo la complessità e l’importanza dello sforzo per definire in modo univoco e valido per tutti la data corrente, ma anche la precisione raggiunta, già in epoca romana, della misura del tempo, dei giorni ed addirittura dell’anno solare. Viene quindi da chiedersi come sia nata la misura del tempo e con quali mezzi. Per quanto riguarda l’orologio, in effetti, la questione si complica. Perchè le ore sono 24, i minuti 60 ed i secondi ancora 60? Questa definizione del tempo nasce sempre da un concetto astronomico. Considerando che l’anno è suddiviso da 12 pleniluni, tra il 4000 ed il 2000 avanti Cristo, gli studiosi dell’epoca definirono di dividere il giorno e la notte a loro volta in dodici parti ciascuna. Questa scelta tuttavia non è per nulla banale perché porta con se due enormi problemi da affrontare: il giorno e la notte non sono simmetrici e costanti, la durata del giorno e della notte variano continuamente con l’alternanza delle stagioni. Da qui nacque l’esigenza di creare strumenti precisi per scandire il tempo. Uno degli strumenti più antichi a noi noti è l’orologio ad acqua, inventato probabilmente attorno al 1500 a.C. ad opera degli egizi. Per avere i primi orologi meccanici bisognerà attendere il 1400 d.C. e da li in poi fu tutto un susseguirsi di migliorie meccaniche e di crescente precisione.

Ma perché è nata la suddivisione in 60 minuti di 60 secondi? La risposta risale ancora una volta all’antica numerazione babilonese, la quale si fermava per l’appunto al numero sessanta. Era cioè una numerazione sessagesimale, basata su di un sistema posizionale di 60 simboli. Lo stesso approccio venne applicato infatti alla notazione angolare che noi ancora oggi adoperiamo e studiamo a scuola. Un angolo giro è di 360°, ossia il numero arrotondato più prossimo ai 365 giorni di rivoluzione terrestre e multiplo di 60. Gli angoli poi infatti sono composti da 60’ e 60’’.

La nostra storia è colma di riferimenti astronomici più o meno palesi. Quel che la storia ci racconta è di un legame molto forte tra le civiltà antiche e l’osservazione del cielo, tanto da riempirlo di immagini e miti, narrazioni talvolta misteriose che celano spesso verità scientifiche. Tuttavia per poter entrare in questa narrazione, serve un po’ di coraggio, perchè l'avventura continua di notte, quando si svegliano orsi, leoni, tori, scorpioni, cacciatori, re e regine, mostri marini e divinità greche. L'astronomia non è solo materia di scienza, è anche un territorio ricco di mistero e di fantasia.

 

di Fabrizio Benetton

 

Bibliografia:
Wikipedia – the free enciclopedia (Versione Italiana ed Inglese)

Immagini:
Wikipedia – the free enciclopedia

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